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ANIMALI "PERICOLOSI"

Il D.M. 19/04/96 stabilisce le specie animali pericolose per l’uomo per loro aggressività o in ambito sanitario; alcune delle specie in elenco non destano dubbi in quanto a pericolosità, ma per altre può sembrare piuttosto insolito definirle tali. Comunque, per tutte queste la legge parla chiaro ed i parametri per detenerle sono precisi ed inderogabili. Se detieni un animale incluso nella lista in allegato A devi denunciarlo alle autorità competenti! Clicca qui per scaricare il modulo prestampato!!!

Anche i ragni e gli scorpioni, con il nuovo Decreto Legge 03.07.2003 n° 159 (G.U. 04.07.2003) sono diventati dei "fuorilegge"... Clicca qui per saperne di più!!!!



Al di fuori del contesto legislativo, la definizione della pericolosità di un animale diventa invece dubbia e articolata dal momento che, fuori dal suo contesto naturale, anche un animale di indole mita può manifestare segni di aggressività.

Per chi come noi recupera fauna di ogni tipo, questo discorso è “legge” poiché per noi vale il pensiero che ci si protegge più con la conoscenza e con la prudenza che non con i divieti.

L’aggressività degli animali non è mai gratuita ma è prevalentemente finalizzata:

- all’alimentazione;
- alla protezione (di se stessi o dei piccoli);
- alla difesa del proprio territorio.

Se minacciato, un animale può decidere di fuggire, difendersi, attaccare, nascondersi o fingere di essere morto (processo chiamato in etologia "tanatosi"). Ognuna di queste scelte è indotta dall’indole della singola specie, dalle circostanze e dalle condizioni fisiche del soggetto specifico.

Poiché attaccare senza uno scopo preciso, secondo i parametri naturali, è un vero e proprio spreco di energie, che oltretutto espone il soggetto inutilmente, lasciare una via di fuga ad un animale che si sente braccato crea le condizioni affinché l’animale operi una scelta alternativa al morderci.

Per animali destinati dalla natura ad essere più prede che predatori, fuggire o nascondersi è la scelta primaria; un animale predatore è invece più propenso all’attacco, ma occorre tenere presente che, agli occhi di un predatore, l’uomo appare spesso più un pericolo che non una potenziale preda.

Altro elemento da considerare è la percezione che l’animale ha della sua capacità distruttiva nel momento in cui afferra una preda; un predatore carnivoro sa bene, anche se in modo inconscio, qual è il risultato di un suo morso e sa istintivamente dove assestarlo perché sia maggiormente efficace. La conoscenza deriva dall’istinto e dall’evoluzione operata dalla natura sulla sua specie.

Diversamente, un piccolo animale dalla natura prevalentemente mite, che nel suo habitat difficilmente si trova a lottare fino alla morte per qualcosa, non ha la capacità di rendersi conto di quanto può essere deleterio un suo morso.

Facciamo un esempio nel quale molti ritroveranno elementi familiari: chi a casa ha avuto dei criceti così detti “russi”, quelli piccoli, grigi e con un tenero musetto con caratteristici denti da roditore, avrà senz’altro appurato quanto siano miti ed adorabili se manipolati sin dalla tenera età ed abituati al nostro odore.

Il criceto in natura è un animale solitario, che preferisce la fuga alla lotta ed il nascondersi all’attacco; in condizioni restrittive come possono risultare quelle della cattività, questo animale si trova a dividere forzatamente il territorio con altri simili e le dispute spesso finiscono in liti, che non cessano neanche con la fuga del soggetto debole (in natura lo spazio abbonda ed il soggetto debole si sceglie un altro territorio).

Avendo potentissimi denti, ma essendo abituato ad usarli per rosicchiare e non per predare, non sa modulare il morso, che diventa così distruttivo e deleterio. L’impossibilità alla fuga, lo spazio ristretto e la convivenza forzata con altri individui, sono la causa di vere e proprie stragi che spiazzano e fanno inorridire chi ha comprato questi animali spinto dal loro aspetto dolce e mite. Se invece un criceto si deve difendere dalla presa delle nostre mani che invadono la sua gabbia, non potendo scappare o nascondersi morde.

Testi: Sabrina Calandra & Silvia Sebasti